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Il 15 settembre 2008, Lehman Brothers, la quarta banca d’investimento degli Stati Uniti, dichiarò il fallimento. Le immagini dei*lle dipendenti che abbandonano gli uffici della banca d’affari con in mano i cartoni contenenti i loro effetti personali fecero immediatamente il giro del mondo e sono ancora oggi il simbolo dei limiti del capitalismo finanziario. Come alternativa a quella che Giovanni Ferri, docente di Economia e Relazioni internazionali presso l’Università LUMSA di Roma, definisce “turbofinanza”, si pongono la finanza etica e quelle imprese bancarie socialmente responsabili che operano sull’economia reale e che, facendo riferimento a valori etici e morali, favoriscono uno sviluppo sostenibile per l’essere umano e l’ambiente.
Il bene comune
Le prime esperienze di una finanza eticamente orientata risalgono al 15° secolo con la nascita dei Monti, istituti di microfinanza a sostegno delle fasce povere della popolazione. Nel 20° secolo si assiste alla nascita dei Fondi Etici (il Pioner Fund del 1928), del microcredito (la Gameen Bank di Muahmmad Yunus nel 1976 in Bangladesh) e delle banche etiche. Oggi l’esperienza più rilevante in Italia è quella di Banca Etica. Fondata nel 1999, attualmente dispone di un capitale sociale che supera gli 82 milioni di euro e conta 2,3 miliardi di risparmi depositati dai*lle propri*e clienti. Sono più di 46mila, invece, i*le soci*e in Italia, di cui 344 in Alto Adige. Giulietta Osti, socia di Banca Etica da alcuni anni, è la coordinatrice del GIT-Gruppo Iniziativa Territoriale della provincia di Bolzano. Impegnata sul territorio in attività di sensibilizzazione sul tema della finanza etica e di informazione circa l’attività di Banca Etica, spiega che “la nostra banca si impegna a orientare i flussi finanziari verso l’economia reale a impatto positivo ed esclude dai suoi finanziamenti armi, fonti fossili, allevamenti intensivi, gioco d’azzardo e tutte le attività ritenute nocive per le persone e il pianeta.”
Banca Etica mira a un profitto funzionale al bene comune da raggiungere tramite l’accesso al credito: nel 2021 ha finanziato più di 13mila clienti, per un totale di 1,1 miliardi di euro. Prima di concedere un finanziamento la banca valuta sia gli aspetti economici, sia quelli non economici – impatto sociale, ambientale e governance – dell’impresa che lo richiede. Banca Etica verifica poi annualmente l’impatto dei progetti finanziati e pubblica i risultati sul proprio sito. “La trasparenza e la fiducia sono fondamentali e per questo riteniamo doveroso mostrare dove vengono investiti i soldi dei*lle soci*e”, afferma Osti.
Creare valore per il territorio
Tra le realtà finanziarie etiche che operano in Alto Adige ci sono anche Oikokredit ed Ethical Banking della Raiffeisen – Cassa Rurale di Bolzano. Roland Furgler, che da 11 anni ne è il responsabile, ricorda che “Ethical Banking è nata nel 2000 da una richiesta venuta direttamente dai risparmiatori e dalle risparmiatrici ed è stata guidata a lungo da Helmut Bachmayer, allora dipendente della Cassa Rurale e storica figura del commercio equosolidale altoatesino.” Negli anni EB ha ampliato la propria offerta e all’unica linea di investimento iniziale, il Commercio equo e solidale, ha aggiunto altri sei ambiti di finanziamento: Fondo di solidarietà rurale, Risanamento energetico, Energie rinnovabili, Agricoltura biologica, Artigianato in Alto Adige e Meno handicap.
Ogni linea di investimento è seguita da un partner esperto (tra cui Bioland, Lebenshilfe, CTM Altromercato), che aiuta EB a valutare se chi richiede un finanziamento soddisfa i requisiti socio-ambientali richiesti. EB si rifà allo statuto del fondatore Raiffeisen, secondo cui è compito della banca organizzare e sostenere l’economia e le associazioni del territorio con i soldi che provengono dal territorio stesso. Dietro EB c’è l’idea del bene comune e il suo obiettivo è unire banca e scopo sociale, concedendo finanziamenti agevolati a progetti privati.
I risparmiatori hanno la possibilità di decidere in quale delle sette linee vengano utilizzati i propri soldi. Secondo Furgler “banca ed etica possono andare a braccetto, se la prima rinuncia alla massimizzazione del profitto a tutti i costi per concentrarsi sui benefici per le persone, le comunità e l’ambiente.” Il volume di risparmi attuale di EB si aggira intorno ai 30 milioni di euro, con una quota di investimento che raggiunge il 70 percento. In totale sono più di 400 i progetti finanziati in Alto Adige. EB, che insieme a Banca Etica e altre realtà italiane ed europee è parte di FEBEA (v. infobox a pag. 14), ha ancora una dimensione di nicchia e questo secondo Furgler ha dei vantaggi.
“I nostri investitori possono andare a visitare di persona i progetti finanziati, possono vedere cos’hanno contribuito a costruire con i propri investimenti,” prosegue il responsabile di EB, “e se inizi a vivere la banca in questo modo, la banca “tradizionale” non ha più senso.” Chi apre un libretto di risparmio da EB, inoltre, può decidere da sé il rendimento del proprio investimento, scegliendo in un range tra lo 0 e l’1 percento massimale. “Tantissimi*e ancora oggi optano per lo 0 percento rinunciando agli interessi: vogliono solo che il denaro venga utilizzato per scopi sostenibili”, rivela Furgler, che rifiuta di arrendersi all’idea che sia normale guadagnare soldi attraverso i soldi o che l’unica cosa che il*la cliente debba desiderare sia il rendimento.
Da Bolzano all’Ecuador
Helmut Bachmayer, primo responsabile di Ethical Banking, oggi è vicepresidente della cooperativa Mandacarù di Trento, che nel 2019 ha inglobato la cooperativa bolzanina Le Formiche andando a creare una vera e propria struttura regionale legata al commercio equo e solidale. Negli ultimi 25 anni Bachmayer ha coltivato rapporti ed esperienze con le realtà della finanza etica italiane ed europee – su tutte la GLS-Gemeinschaftsbank für Leihen und Schenken di Bochum – arrivando a collaborare anche con alcuni istituti bancari del Sudamerica, Ecuador in particolare. “Tutto ha inizio nei primi anni Duemila, quando vengo contattato da Giuseppe Tonello, detto Bepi, che negli anni ’70 si era recato come missionario laico a Salinas, in Ecuador, per sostenere lo sviluppo della popolazione indigena delle Ande”, racconta Bachmayer.
Attraverso il sostegno economico del Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio, in quegli anni Tonello diede vita ad alcune cooperative di produzione della lana, del cioccolato, dei funghi e a un caseificio. Fondò poi delle piccole cooperative di risparmio e credito e avviò i primi rapporti con quello che oggi è il Banco Codesarrollo di Quito. “Avevano però bisogno di più liquidità e Tonello, che aveva letto della nostra finanza etica mi con tattò”, ricorda il vicepresidente di Mandacarù. Ethical Banking e le Casse rurali altoatesine finanziarono quindi un mutuo triennale di 600mila euro, che venne ripagato. In seguito fu stanziato un secondo finanziamento di un milione di dollari, affinché la popolazione indigena potesse acquistare i loro territori, la cui proprietà non era ancora stata certificata. “Abbiamo coinvolto in questo progetto una ventina di Casse Rurali nazionali, la centrale Iccrea a Roma e la Federazione delle casse rurali arrivando a 30 milioni di investimento sostenibile in Ecuador.”
La storia di Bachmayer con l’Ecuador e il Banco Codessarollo, però, non finisce qui. Nel 2020, infatti, Mandacarù si fonde con la cooperativa trentina “Il Canale”, che promuove progetti di cooperazione in Perù, Brasile, Cambogia ed Ecuador e che disponeva di un pacchetto di azioni proprio del Banco Codessarollo. “Mandacarù, quindi, è diventata anche “banchiera”, afferma Bachmayer, che recentemente ha partecipato all’assemblea annuale del Banco. “Oltre al nostro capitale di circa 1 milione di euro, abbiamo anche parecchio risparmio investito in Ecuador, che finanzia piccoli progetti per gli indigeni dell’altopiano delle Ande.” Attualmente Mandacarù gestisce circa 4 milioni di euro di risparmio dei*lle suoi*e soci*e, gran parte dei quali finanzia progetti della cooperativa di importazione del commercio equo e solidale Altromercato.
Queste esperienze dimostrano che finanza ed etica possono convivere e creare relazioni umane significative e che un altro modo di intendere il denaro e l’uso che le banche ne fanno è possibile. L’incontro tra commercio equo e solidale, biologico e Sud globale permette di migliorare le condizioni di vita di molti*e e la trasparenza degli investimenti consente alla fiducia dei*lle risparmiatori*rici nei confronti delle banche di crescere. In questo modo, pertanto, il bene comune può avere ricadute positive sui singoli a livello locale e globale.
Text: Alessio Giordano
Febea – Federazione Europea delle Banche Etiche ed Alternative è un’associazione senza scopo di lucro nata in Belgio nel 2001, al fine di promuovere e sviluppare la finanza etica in Europa. Fondata da sei istituzioni finanziarie europee eticamente orientate quali Banca Etica (Italia), Crédit Cooperatif (Francia), Credal (Belgio), Hefboom (Belgio), Caisse Solidaire du Nord Pas de Calais (Francia) e TISE (Polonia), raggruppa oggi 33 istituzioni finanziarie di 15 Paesi. Il suo obiettivo è la realizzazione di strumenti e di servizi finanziari specifici, mirati al sostegno di istituzioni, esistenti o in fase di creazione, operanti nella finanza etica in Europa.
Dieser Text ist erstmals in der neuen Ausgabe der Straßenzeitung zebra (Nr. 76, 10.6.-10.7.2022) erschienen.
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